14.10.09

La vita, l'amore, l'universo e tutto quanto


E pensare ad un anno fa, quando vagavo diviso a metà, tra la ricerca di un equilibrio in un lavoro che sentivo mio solo fino ad un certo punto e la speranza che una buona notizia, la più attesa di tutte, arrivasse, spazzando via proprio quell'equilibrio tanto cercato.

E sentire mio padre al telefono dirmi che non era proprio sicuro, ma che, forse, sì, ce l'avevo fatta a vincere quella gara senza senso.
O, almeno, la sua tappa più importante. La sua tappa più imprevedibile.

E gioire, dopo poche soddisfazioni e tante amarezze. Dopo qualche porta chiusa in faccia, e pugnalate che non ti saresti aspettato di ricevere.
Gioire con mia mamma, col mio papà, con mio fratello. Persone da amare in un mondo sempre più avaro d'amore. 
Gioire con gli amici più cari, quelli di una vita. E con i nuovi, compagni di viaggio in un'avventura dai contorni ancora ignoti, ma che per ora ha i colori del sole. E i sapori del mare. 
Gioire in tutti i modi, purché non da soli, ché la felicità è davvero poca cosa se non condivisa.

E osservare la vita tracciare percorsi strani, prendere deviazioni imprevedibili, imboccare vicoli stretti e talvolta ciechi, solo per girare su se stessa e far quadrare tutto. 
Come un cerchio perfetto che ricongiunge una sconfitta che sembrava indelebile ad una vittoria che indelebile lo è, davvero.

E svegliarsi da un torpore sentimentale che durava da tanto tempo. Da troppo tempo.    
E tornare a sentire qualcosa, dopo tanto tempo. 
Dopo troppo tempo.

Come un bambino che in un colpo solo si ritrova davanti la vita, l'amore, l'universo e tutto quanto.