20.10.10

E' così che finisce tutto?


È così che finisce tutto?
Con due persone sedute una affianco all'altro, non più di fronte ad un altare, ma davanti ad un giudice?
Con due sguardi che vagano senza meta imbarazzati pur di riuscire a non incontrarsi?
Con i figli assegnati all'uno o all'altro come parti di un bene in divisione?
Con la settimana frammentata in piccole porzioni di tempo fatte di visite cronometrate, di passeggiate col papà, di domeniche dai nonni, e di pomeriggi in compagnia dello psicologo?
Con i doveri e i piaceri quantificati nell'importo di assegni da versare?
È qui che finiscono le promesse di eternità, gli scambi di sguardi complici e adoranti, le lacrime di gioia?
Nelle pieghe di un fascicolo sgualcito?
È DAVVERO così che finisce tutto?

30.8.10

La ricerca della semplicità


Succede che la vita tutt'a un tratto si presenta nella sua essenzialità: nascere, amare e morire.
Succede che guardi all'amore e per la prima volta lo vedi per quello che é: una cosa semplice.
Ché, al massimo, ad essere complicate sono le conseguenze dell'amore e non l'amore stesso.
Succede che pensi alla vita e la trovi troppo amara e complicata per renderla ancora più amara e complicata.
E così ti rendi conto che la semplicità è necessaria, che ne hai bisogno.
E non c'è nulla di più semplice dell'amore: due persone che si desiderano, si cercano e si trovano.
Succede che ce le hai davvero piene: non hai più nessuna voglia di situazioni frustanti, desideri di donne altrui, amori travestiti da amicizie e viceversa.
Situazioni mitizzate da miriadi di scrittori, indicate come essenza e culmine dell'amore stesso.
Cazzate! Tutta roba che fa male. Tutta roba che con l'amore non c'entra granché.
Ché l'amore in fondo è una cosa semplice: due persone che ridono e si divertono insieme.
E così ti metti alla ricerca della semplicità: un concetto nobile che molti, troppi, a torto confondono con la facilità.
E così ti metti alla ricerca dell'amore, nella sua semplicità: due persone che si vogliono bene.