E' il 4 luglio 1990.
La sera prima l'Italia ha perso la semifinale dei mondiali contro l'Argentina ed io ho dormito malissimo.
Le immagini dei rigori parati da Goycochea non mi hanno dato tregua per tutta la notte costringendomi a confrontarmi con l'abisso che separa i sogni dalla realtà.
Anche se non ancora in modo del tutto consapevole sfioro l'idea che domandarmi "cosa sarebbe successo se" sia la più sbagliata delle domande possibili.
La più naturale, forse. Ma anche la più inutile.
Sicuramente la più dolorosa.
Nel saltare da un cartone animato a un telefilm finisco col guardare il servizio di un telegiornale sull'eliminazione degli azzurri dal Campionato del Mondo che erano destinati a vincere.
Non ricordo se fosse il TG1 o il TG2.
Ma ricordo benissimo le parole e la melodia della canzone che faceva da sottofondo al servizio.
Che assocerò per sempre a quel momento, come accade spesso con le canzoni, capaci di attaccarsi ad alcuni momenti della nostra vita e di farli riaffiorare in superficie dagli abissi della memoria ad ogni ascolto sotto forma di ricordi.
"Forse perché ti credevo felice così
proprio così fra le mie braccia
forse perché ci bastava arrivare fin qui
come onde di notte sulla spiaggia"
Da allora ne è passato di tempo.
Ho imparato a vivere con più distacco le sconfitte, sportive e non solo.
Ché il calcio, in fondo, come tutti gli sport, non è altro che una metafora della vita.
Qualche volta si vince, altre si perde. Più spesso si pareggia.
E "Bella d'estate" continua ad essere per me una delle canzoni più belle della storia della musica leggera italiana.
Ed una delle più malinconiche.
Sarà per la melodia.
Per la voce sottile di chi la canta.
O perché descrive una situazione che tutti almeno una volta nella vita abbiamo vissuto.
Non saprei.
So solo che da ieri lo è ancora di più.
Bonus Track:
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