28.7.14

La Triste Parabola di Robin Thicke

Questa è una storia triste e disperata. Senza lieto fine, né redenzione. 
Questa è la storia di un uomo che ha toccato il cielo con un dito e, senza neanche avere il tempo di accorgersene, si è ritrovato in un mare di merda.
Come accade quasi sempre in questi casi, c'è di mezzo una donna.
Questa è la storia della Triste Parabola di Robin Thicke.
Ma procediamo con ordine.

- Il video di Burred Lines: tre simpatici cialtroni se la ridono circondati da donnine poco vestite. -

Ve lo ricordate? 
Un anno fa con questo tormentone ha contribuito ad aumentare il già elevato tasso di stupidità dell'umanità costringendoci a ballare come idioti con le braccia alzate mentre tutti insieme simulavamo una risata che sembrava la brutta copia di quella di Eddie Murphy doppiato dal mai troppo rimpianto Tonino Accolla.
E così, grazie anche a quel video cialtrone, oltre che allo zampino del solito Pharrell, il buon Robin Thicke si è ritrovato di colpo ricco e famoso. 
Le conseguenze di tutto ciò erano prevedibili: preso dall'euforia, il buon Robin ha iniziato ad infilare il suo microfono dappertutto a duettare con qualunque essere di sesso femminile. Arrivando addirittura a sdoganare quello che fino a poco tempo prima era solo un tipico gesto da uomo ubriaco ed "ingrifeto come un canguro eschimese" in discoteca e trasformandolo in una moda diffusa, il twerking.

- Che bel vestito che hai, Robin! -
Tutto normale, direte voi. 
Certamente. Solo che alla moglie questa storia non è andata giù. 


- Ciao, sono Paula Patton, la (ex) moglie di Robin Thicke -

E così ha fatto quello che ogni donna avrebbe fatto al suo posto: ha chiuso un occhio.
Ha chiuso l'altro.
E, poi, gli ha dato un calcio in culo.

E a quel punto? Cosa ha fatto il buon Robin? C'ha messo una pietra sopra? Ha utilizzato la famigerata tecnica del chiodo schiaccia chiodo?
No, il pover uomo si è procurato l'ultima edizione di"Come non si riconquista una donna", ed ha seguito alla lettera le indicazioni contenute a pagina 275, sotto la lettera S di SBAGLIOPIUGRANDE.
Ha tentato di riconquistarla.
Ma non dedicandole, che so, una poesia o due righe su Facebook, inondandola di migliaia di telefonate ed sms tipo stalker, oppure scrivendole una lettera strappalacrime.
No, le ha dedicato un intero album a partire dal titolo.

- Sguardo basso e testa china, ora sì che riconquisto lei e le charts. -

Risultato? 


- La stampa si accanisce ma lui ostenta sicurezza. -

Il più grosso flop discografico degli ultimi anni.
Roba che al confronto, Zucchero Filato Nero, il cd solista di Mauro Repetto, è stato un successo.

Ma almeno la moglie l'ha riconquistata? - Vi starete domandando.
Macché, pare che non gli abbia neanche fatto una telefonata per dirgli che aveva comprato una copia del cd per usarlo come limetta per le unghie.
Insomma, una gran brutta storia.

Comunque sappi, caro Robin, che la tua fine miserabile non è stata inutile.
Perché la tua triste parabola serve a ricordarci una di quelle tre o quattro GRANDI VERITÀ sulle quali è fondata l'esistenza: quando una donna ti molla, è finita. Poche storie. Puoi solo rimboccarti le maniche e voltare pagina (o almeno provarci). 
Perché tutto quello che proverai a fare per riconquistarla sarà solo una dimostrazione pratica, anche piuttosto patetica a dire il vero, di come sia difficile rimediare ai propri errori e, soprattutto, di come sia impossibile far tornare tutto come prima.

Si, ma in tutto questo, il povero Robin Thicke che farà adesso?
Beh, speriamo che capisca che non è il caso di continuare su questo strada se non vuole ambire al titolo zimbello della galassia. 
Che intraprenda nuove strade e, magari, torni a fare un po' il matto come tanti anni fa, come nel video di quel pezzo geniale in cui, sulle note di un campionamento della la Quinta Sinfonia di Beethoven, se ne andava in giro per le strade di New York vestito come me quando scendo la sera a gettare l'immondizia.

- Verso l'infinito e oltre! -
Non voltarti indietro e vai, Robin!
Vai.
Ché qui, tra una risata e l'altra, facciamo tutti il tifo per te.
Perché, in fondo, non c'è storia più avvincente di quella di un uomo che, dopo aver toccato il fondo (e magari dopo aver anche scavato un bel po' come hai fatto tu), riesce a rialzarsi in piedi.

Bonus track: Robin Thicke quando si faceva chiamare semplicemente Thicke e cantava canzoni decenti.


21.7.14

Tu chiamali, se vuoi, autoscatti



Io non lo so quand’è successo, di preciso.
So solo che, ad un certo punto, da qualche parte, abbiamo cominciato a fare tutto da soli.
Abbiamo iniziato a pensare di non avere più bisogno l’uno dell’altro.
Senza saperlo, probabilmente senza neanche rendercene conto, abbiamo iniziato a scrivere la parola fine
Perché abbiamo perso di vista il quadro generale, il “noi” è diventato sempre più piccolo, ristretto, fino a ridursi ad un misero “io”.
Certo, le scuse sono tante: i ritmi frenetici imposti dalla vita, i problemi quotidiani che non mollano mai la presa, il rifiuto, a volte inconsapevole, della semplicità.
Ma sono scuse, per l'appunto.
La verità è che siamo diventati talmente individualisti da illuderci di poter fare tutto – o quasi tutto - da soli.
Al punto da arrivare a smettere di chiedere aiuto anche per i gesti più semplici, elementari, come farci scattare una foto.
Prima li chiamavamo autoscatti. Adesso li chiamiamo “selfie”. 
Come accade sempre più spesso noi, che abbiamo i migliori sarti al mondo, usiamo una stoffa inglese per vestire un gesto banale.
Come accade sempre più spesso utilizziamo un termine inglese perché fa figo, ci fa sentire giovani e forti.
Come accade sempre più spesso utilizziamo un termine inglese perché, quando qualcuno ce ne chiede il significato, possiamo dare la nostra, di traduzione.
- Gep, tu che sei un uomo di mondo, ma ch' so' 'sti selfi?
- Niente Peppi', sono banalissimi autoscatti. Solo che mentre te li fai devi fare pure una faccia di cazzo.
Ma le cose non stanno proprio così.
Perché dietro quel gesto semplice, apparentemente spensierato, sicuramente narcisistico, si nasconde una convinzione malsana che, giorno dopo giorno, autoscatto dopo autoscatto, ci sta prendendo tutti. 
Ci sta fregando tutti.
Quella di poter fare tutto da soli.
Di non dover chiedere più aiuto. A nessuno e per niente.
E così, tutti presi dai nostri autoscatti, intenti a fissare con espressione ebete i display dei nostri cellulari, ci siamo ritrovati sull’orlo del baratro.
Forse perché eravamo troppo presi a pensare alle smorfie da fare.
E così, tutti presi dai nostri autoscatti, intenti a fissare con espressione ebete i display dei nostri cellulari, ci siamo ritrovati sull’orlo del baratro. Ma sempre sorridenti.
Forse perché non c’era nessuno, dall’altro lato, a tenere la macchina fotografica e a dirci di stare attenti, di non indietreggiare, che ci saremmo fatti male.
O, se c’era, non ci siamo fermati a sentirlo. Ché, tanto, c’è pure un tasto, sul display, lo sfiori e puoi anche guardarti, mentre sei alle prese col tuo selfie del giorno.
E così, tutti presi dai nostri autoscatti, intenti a fissare con espressione ebete i display dei nostri cellulari, ci siamo ritrovati sull’orlo del baratro. 
Felici e sorridenti.
Perché non abbiamo più bisogno di chiedere una mano, noi. 
Per niente. E a nessuno.
Neanche per farci scattare una foto.
Neanche adesso, che abbiamo un display sfavillante di colori davanti a noi e il buio più nero alle nostre spalle.
Anzi, a pensarci bene, non dobbiamo nemmeno chiamare qualcuno per farci dare una spinta.
Siamo benissimo in grado di farlo da soli.

P.S. È di pochi giorni fa la notizia che una ragazza è morta dopo essere caduta mentre si stava facendo un selfie. Il nucleo centrale di questo pezzo è stato scritto a fine marzo. È proprio vero che a volte la realtà riesce ad essere peggiore della fantasia. 

14.7.14

Chris Martin, il fantasma della moglie e le tette di Rihanna

Chris Martin è depresso.
Non ci credete? 
Provate ad ascoltare una a caso delle nove tracce che compongono l'ultimo cd dei Coldplay (ok, A Sky Full Of Stars non fa testo. O forse sì. In fondo, i momenti di euforia sguaiata sono tipici dei depressi).
Dicevo, è depresso perché si sta separando dalla moglie (Gwineth Paltrow), ma, a quanto pare, non riesce a separarsi dal suo fantasma, tanto da intitolare il nuovo disco della band di cui è leader "Ghost Stories". 
Depresso, al punto tale da andarsene in giro vestito come Lino Banfi in Grandi Magazzini.

Chris Martin

Lino Banfi in Grandi Magazzini

E non ci vuole un genio per comprendere che i fantasmi di cui parlano (quasi) tutti i testi (tristissimi) dell'album sono in gran parte i ricordi lasciati dall'abbandono della persona amata.
Ma, siccome Chris è depresso, ma è anche ricco sfondato, quando sta male lui non chiama, come tutti noi, la mamma, o, chessó, Mariuccia, la nostra amica del cuore.

             Mariuccia in una delle sue foto migliori

No, lui è un depresso figo che vive tra Los Angeles e Londra e di mestiere fa la rockstar e quindi, quando sta male, per consolarsi, chiama Rihanna.

Rihanna

- Pronto Ri', ciao sono Chris
- Ah, ciao Chris!
- Sai, Ri'... Sono un po giù per via del fatto che... mi sono lasciato con Gwineth, e... pensavo che... sai... magari... io e te...
- Chris, vuoi scopare?

Ecco. Più o meno le cose sono andate così. 


Ma la verità è che Chris Martin, anche se tra un pianto e l'altro si schiaccia Rihanna, è depresso ed ha ragione ad esserlo.
Perché, quando perdi la persona che ami, quello che ti aspetta dopo, almeno per un bel po'  di tempo, è solo sofferenza, sia pure in diverse gradazioni, sia pure intervallata da fugaci momenti di benessere.
E insomma, la triste storia del giovane Chris serve a ricordarci, se ce ne fosse ancora bisogno, che i soldi, la fama e il successo non contano poi granché di fronte alle COSEIMPORTANTIDELLAVITA, dinanzi alle quali siamo tutti uguali, come ci ricordava il grande Totò nella Livella.
Ché quando arriva la botta, arriva per tutti, che tu ti chiami Chris Martin o Enzo Rossi.
E non c'è Rihanna che possa consolarti.

Forse...


Bonus Track: prove generali di flirt tra i due sul set della canzone più criticata della storia dei Coldplay



Bonus Track 2: la canzone più bella e sottovalutata di Rihanna