21.6.07

La morra cinese del comunicare.


La morra cinese del comunicare segue regole strane.
Sono regole tutte sue.
Che è difficile comprendere.

C’è Elisabetta che guarda il mondo da una piccola finestra sul suo piccì.
La chiamano chat ma lei l’ha confusa con il mondo.
E crede che la parola “contatto” sia sinonimo di amico.
Ne ha ottantasette, equamente distribuiti tra ragazzi e ragazze.
Un elenco di contatti (pardòn, di amici) così lungo che per vedere chi è in linea e chi no ha bisogno di scorrere su e giù su e giù su e giù e poi giù e ancora giù quella benedetta rotella in mezzo agli occhi del topo.
Un elenco di contatti (ancora con questa parola? Vuoi proprio farla arrabbiare? Sono A-M-I-C-I) così lungo che soltanto per dire “ciao” a quelli collegati (in media ventisettevirgolacinque) le fanno male i polpastrelli.

Se giochi alla morra cinese del comunicare con Elisabetta puoi star certo che a vincere sarà la chat.
E le emozioni, qualunque esse siano, staranno tutte dentro un emoticon.

C’è Vittoria che ha tante vite diverse ma tutte passano attraverso i circuiti del suo cellulare.
Un tempo le piaceva parlare di persona, guardare la gente negli occhi, osservarne i gesti che accompagnano le parole.
Era una tradizionalista, lei.
Quando le hanno regalato quell’aggeggio, per poco non si metteva a piangere. All’inizio non voleva neanche saperne, di usare quellaffarelì, come lo chiamava lei.
Temeva di perdere la libertà, di sentirsi controllata.
Poi qualcosa è cambiato.
Altro che sentirsi controllata.
Era lei a controllare gli altri, uomini per lo più.
E non doveva fare quasi niente, solo usare bene quellaffarelì.
Poteva amare ed essere amata da tanti uomini contemporaneamente. E tutto grazie a quellaffarelì.
Poteva farlo senza paura di farsi scoprire.
Perché le parole mentono, ma gli occhi no.
E i suoi, di occhi, chi poteva vederli attraverso il segnale disturbato e singhiozzante di un cellulare?

Se giochi alla morra cinese del comunicare con Vittoria sappi che a vincere sarà il cellulare.
E le emozioni, qualunque esse siano, dureranno il tempo di uno squillo.

Poi c’è Gabriele che si tiene tutto dentro.
“La timidezza ti frega” gli hanno sempre detto e continua a dirselo anche lui, qualche volta, tanto per tenersi in allenamento.
Non ha mai rischiato, non ha mai espresso i suoi sentimenti, fino al giorno in cui ha scoperto l’esistenza degli SMS.
Gli amici glielo dicevano - usa gli SMS che andrai alla grande - ma lui non si fidava.
Ha fatto anche un salto su Wikipedia, per capire di cosa si trattasse. Short Message Service, ha letto e, pur non capendo una parola d'inglese, gli si è aperto un mondo.
Ci ha messo un po’ di tempo a capire come andavano usati, a capire che, se proprio non riusciva a starci dentro, quello che voleva dire, poteva metterne insieme due o anche tre e persino quattro.
Certo, c’era il rischio delle incomprensioni, c’era il rischio che arrivassero incompleti o, peggio ancora, che non arrivassero proprio.
Ma erano rischi che preferiva correre piuttosto che continuare a restare muto, o magari a girare e rigirare con le parole intorno alle cose al punto che neanche lui, alla fine, riusciva a ricordare cos’è che aveva intenzione di dire.

Se giochi alla morra cinese con Gabriele posso dirti fin da ora che a vincere saranno gli SMS.
E le emozioni saranno solo e soltanto quelle riconosciute dal sistema T9.

La morra cinese del comunicare segue regole strane.
Sono regole tutte sue.
A volte vince la chat.
A volte il cellulare.
Altre gli SMS.

Ma a vincere sempre è la solitudine.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Per me bisognerebbe trovare un giusto equilibrio tra tutte queste cose, e poi soprattutto non bisogna MAI credere di poter stringere dei rapporti di amore o amicizia solo tramite realtà multimediali....mica siamo in un videogioco!!!

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Lucas ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.