28.1.08
Come Jamie Foxx in "Collateral".
Se c’è stato un momento nella mia vita in cui ho sentito forte l’esigenza di mollare tutto e partire per andarmene in giro per il mondo, beh, quel momento è adesso.
Penso che se non viaggerò ora, che sono libero da vincoli, sarà difficile che potrò farlo più avanti, quando gli spazi per muoversi diventeranno, inevitabilmente, più stretti.
E così mi perdo a fissare tappe, tracciare linee, disegnare tragitti.
Europa. Stati Uniti. Oriente.
Mi interrogo sulla forma del bagaglio.
Su quello che potrò metterci dentro.
E, soprattutto, su ciò di cui potrò fare a meno.
E finisco col sentirmi come Jamie Foxx in “Collateral”, che abbassa l’aletta parasole del suo taxi, tira fuori la foto della località in cui sogna di andare e nella sua contemplazione trova confortevole rifugio.
Prima di rimettere in moto il taxi e tornare alla solita routine.
23.1.08
6.1.08
Tremenda simmetria.
"Ragno! Ragno!
Bruciante di luce.
Nella foresta della notte.
Quale mano od occhio immortale
può aver composto
la tua tremenda simmetria?"
C’è un qualcosa di perverso nel fatto che il tuo inserimento o la tua progressione nel mondo del lavoro debba passare necessariamente attraverso l’ok di chi ha un interesse uguale e contrario al tuo.
Mi spiego meglio: emergere come avvocato può voler dire sottrarre spazio a chi già ne ha.
Chi dovrebbe riconoscere le tue (presunte) doti e valorizzarle al massimo è la stessa persona che teme che tu possa diventare così bravo da portargli via, un domani, lavoro e successo.
Ma lo stesso può valere in altri campi: uno sceneggiatore di fumetti che legge i tuoi lavori e ne valuta le potenzialità rischia di concederti spazi che finiranno col restringere il suo.
Il professore o l’assistente universitario col quale collabori potrebbero tenerti confinato nell’angolo più angusto del loro staff piuttosto che farsi da parte e darti le chiavi della macchina.
E gli esempi potrebbero andare avanti all’infinito.
Non voglio discutere sulle ragioni che stanno dietro a questo meccanismo.
È sicuramente corretto che, in tutti i settori, si faccia un bel po’ di gavetta.
È senz’altro giusto che chi ha sudato e si è sbattuto per anni sia in una posizione di gran lunga migliore della tua.
Solo mi chiedo fino a che punto sia obiettivo il giudizio di chi, come dicevo prima, deve vagliare la bontà del tuo lavoro e farti crescere professionalmente a rischio di rimetterci sulla propria pelle.
A me sembra un po’ come se uno andasse da un tizio sposato da anni con una donna bella e affascinante e gli chiedesse: scusa, non è che ti leveresti dalle palle?
Sai com’è, tua moglie è una gran bella donna ed io vorrei farmici un giro…
Ti piacciono i fiori?
- Ah, giovanotto… di nuovo qui?
- Ehm… sì.
- Benissimo (fregandosi le mani).
Ma lo sai che a Roma i fiorai non dormono mai?
C’è stato un periodo, un paio d’anni e mezzo fa, in cui ero diventato un’autorità in materia di fiori.
Rose, orchidee, composizioni a tema e fiori da campo.
Se dovevo esprimere affetto, interesse o anche gratitudine ad una ragazza, lo facevo mandandole dei fiori.
Avete presente l’espressione “ditelo con i fiori”?
Beh, io ero l’incarnazione vivente di quella frase.
Di più.
Ero il sogno proibito dell’interflora.
Il Padoa-Schioppa dei conti in rosso del fioraio di via Kerbaker.
L’incubo degli addetti alla consegna fiori.
Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, l'uomo con la pistola è un uomo morto.
A guardare adesso, con un po’ di distacco, a quel periodo, mi rendo conto di essere andato un po’ sopra le righe, di avere, come dire, un tantino esagerato…
Credo però di aver capito la ragione di quegli slanci affettivi senza paracadute: quando una persona ti dice che tra te e lei non c’è altro da dire, mentre tu sei lì che vorresti dire (e fare) con lei ancora tanto significa che tu hai ancora la pistola carica (no, non in quel senso lì, o, almeno, non solo in quel senso lì), ma il tuo bersaglio è già lontano un miglio e non hai più alcuna chance di colpirlo.
In altre parole, e fuor di metafora, hai ancora un bel pò di affetto da dare e così finisci col manifestarlo a chi, anche solo con un bel sorriso, di quelli capaci di renderti la giornata migliore, riesce a conquistare la tua attenzione.
Che l’unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente.
Eppure un po’ rimpiango quella fase.
Non stavo a pensare alle conseguenze delle mie azioni. Agivo, giusto o sbagliato che fosse, ma agivo.
Avrò anche esagerato un po’, ma l’ho fatto in buona fede.
Per dare qualcosa, non per prendere.
Anzi, a dirla tutta, mi sa che preferisco la fibrillazione emotiva di allora al torpore sentimentale che ha preso il sopravvento poi.
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