
"Ragno! Ragno!
Bruciante di luce.
Nella foresta della notte.
Quale mano od occhio immortale
può aver composto
la tua tremenda simmetria?"
C’è un qualcosa di perverso nel fatto che il tuo inserimento o la tua progressione nel mondo del lavoro debba passare necessariamente attraverso l’ok di chi ha un interesse uguale e contrario al tuo.
Mi spiego meglio: emergere come avvocato può voler dire sottrarre spazio a chi già ne ha.
Chi dovrebbe riconoscere le tue (presunte) doti e valorizzarle al massimo è la stessa persona che teme che tu possa diventare così bravo da portargli via, un domani, lavoro e successo.
Ma lo stesso può valere in altri campi: uno sceneggiatore di fumetti che legge i tuoi lavori e ne valuta le potenzialità rischia di concederti spazi che finiranno col restringere il suo.
Il professore o l’assistente universitario col quale collabori potrebbero tenerti confinato nell’angolo più angusto del loro staff piuttosto che farsi da parte e darti le chiavi della macchina.
E gli esempi potrebbero andare avanti all’infinito.
Non voglio discutere sulle ragioni che stanno dietro a questo meccanismo.
È sicuramente corretto che, in tutti i settori, si faccia un bel po’ di gavetta.
È senz’altro giusto che chi ha sudato e si è sbattuto per anni sia in una posizione di gran lunga migliore della tua.
Solo mi chiedo fino a che punto sia obiettivo il giudizio di chi, come dicevo prima, deve vagliare la bontà del tuo lavoro e farti crescere professionalmente a rischio di rimetterci sulla propria pelle.
A me sembra un po’ come se uno andasse da un tizio sposato da anni con una donna bella e affascinante e gli chiedesse: scusa, non è che ti leveresti dalle palle?
Sai com’è, tua moglie è una gran bella donna ed io vorrei farmici un giro…
3 commenti:
molto intiresno, grazie
imparato molto
good start
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