2.9.08

Facebook e la ricerca del tempo perduto


Mi sono sempre fidato poco delle conoscenze fatte attraverso la rete.
E di chi colleziona amici come fossero figurine.
Per questo quando mi hanno invitato ad iscrivermi su Facebook, prima, ho usato risposte vaghe tipo “Magari nei prossimi giorni”. “Forse”. “Chissà”.
Poi una volta iscritto, mi sono chiesto (e credo di non essere stato il solo) “Ma a che serve ‘sta stronzata?”
Infine c’era quel dettaglio terribile.
Quelle liste di amici, ognuno con la propria foto formato tessera, rigorosamente in ordine alfabetico, tutti in fila uno dopo l’altro.
Proprio come delle fottute figurine!
E allora ho pensato che era il caso di tirarsi fuori. “Cazzo! Abbi un po’ di coerenza, almeno per una volta!”.
Ma niente da fare.
Ormai c’ero finito dentro fino al collo.
Era troppo tardi.
Avevo scoperto la funzione “cerca”, lì, in alto sulla sinistra.
E, attraverso quella piccola lente di ingrandimento, avevo afferrati il senso ultimo di Facebook (beh, confesso che forse ci ho messo effettivamente un po’ troppo…)
Che non è solo né tanto quello di tenersi in contatto con la gente che frequenti (o che frequenterai).
Ma è, soprattutto, quello di ritrovare volti, nomi, persone che, in un modo o nell’altro, hanno fatto parte del tuo passato.
Che sono state parte della tua vita.
Cercare la ragazzina che ti piaceva alle elementari.
Scovare il gatto che hai abbandonato dietro l’angolo perché tentava di strapparti gli occhi con le unghie.
Ritrovare i tuoi vecchi compagni delle medie.
Vedere che fine hanno fatto, che faccia hanno, dove vivono, come se la passano è un modo straordinario di viaggiare nel tempo stando fermi davanti allo schermo del Mac.
È un mezzo semplicissimo per andare alla ricerca del tempo perduto.

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