No signori, proprio non ci siamo, così non va.
Troppo facile.
Tutto troppo, dannatamente, facile.
Troppo facile rinnegare tutto.
Per primo se stessi.
Rimangiarsi quello che si è detto l'altro ieri, a volte addirittura ieri.
Troppo facile svegliarsi all'improvviso, come nel pieno della notte, e gridare che ci eravamo sbagliati di brutto. Che altro che sogno.
Era tutto un fottuto incubo.
Troppo facile scoprire che la persona che fino alla notte scorsa ci dormiva addosso era, come in quel film con Julia Roberts di un bel po' di anni fa, niente di meno che un nemico. Anzi, di più, il nostro peggior nemico.
Troppo facile puntare l'indice, come un Pubblico Ministero nel pieno di una requisitoria, e additare l'altro di tutte le nefandezze possibili e immaginabili.
Soprattutto quando con quella persona, fino a qualche giorno prima, magari soltanto fino a poche ore prima, dividevamo ore, minuti, secondi.
Dolori e momenti di piacere. Pensieri e sogni.
Troppo facile convincersi che così, all'improvviso, quella persona che credevamo dolce, speciale, unica, si sia dileguata, lasciando spazio ad una creatura cattiva, mostruosa, orribile, ripugnante.
Disgustosa come i bozzoli in cui si trasforma Gizmo quando qualcuno gli da del cibo dopo la mezzanotte.
Troppo semplice accettare l'idea che, quando l'amore finisce, non possa esserci spazio per nient'altro che rancore, odio, spirito di vendetta, desiderio di rivalsa.
Che tutto quello che è stato e siamo stati debba sparire.
Come se qualcuno, di nascosto, magari mentre dormivamo, ci abbia iniettato una pozione per endovena. Trasformando quelli che fino ad un attimo prima erano degli innocui dottor Jekyll in altrettanti Mister Hyde.
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