29.8.16

L'arrivo del tormentone triste e la fine dell'estate


- A che pensi?
- A niente.
- Non è vero. Sei pensieroso. E' successo qualcosa.
- E' l'estate. Sta finendo.
Ci sono cose che non cambiano.
Capaci di farti lo stesso effetto sempre.
Che tu abbia dieci, quindici, venti o trentotto anni, come nel mio caso.
L’avvicinarsi della fine dell’estate è una di quelle.
Da ragazzino stavi male, l'estate che finiva era poco meno di un apocalisse: i compiti per le vacanze, che non avevi toccato per tre mesi, preferendogli il Texone e gli speciali estivi della Bonelli. Dover rimettere la sveglia, la mattina presto. L'inizio della scuola.
Da studente universitario non cambiava granché: gli esami da preparare o da finire di preparare. Le corse contro il tempo per colmare – o almeno provare a colmare – lacune di preparazione, grandi come un buco di sceneggiatura di un qualunque blockbuster americano uscito negli ultimi dieci anni. E poi l'elenco dei buoni propositi, stilato, stampato e messo in bella vista, prima di finire accartocciato ad affollare il cestino dei sogni morti prematuramente.
Poi cresci (si fa per dire), trovi l'amore e anche una cosa che ad averla in Italia hai quasi vergogna di nominare: il lavoro. Qualcosa di più simile al primo premio di una lotteria che ad un diritto sancito dall'articolo uno della Costituzione.
E pensi che tutto è cambiato e che, in fondo, della fine dell'estate te ne fotte. E te ne fotterà.
Invece non è così.
Eppure la scuola è finita.
Gli esami anche, con buona pace di Eduardo.
E allora perché questa malinconia?
Perché questa sensazione di qualcosa che sfugge e che, se tutto va bene, non ritroverai prima di un anno?
Perché, inutile girarci intorno, l'estate, quando è davvero estate, è la stagione dei sogni. Della libertà.
Della spensieratezza.
E più ti rilassi, più riesci a staccare dai problemi quotidiani, dal lavoro, e da tutto quanto, più l'avvicinarsi del ritorno alla quotidianità ti fa paura, ti mette ansia.
Ci sono cose che non cambiano.
E che tu abbia dieci, quindici, venti o trentotto anni, ti fanno lo stesso effetto.
Ti fanno lo stesso male.
Come l’arrivo di un tormentone triste che ti ricorda che l’estate sta finendo.
E che alla porta sta bussando la realtà

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