6.6.07

Lo Schermo Sbagliato (5).


Allora, vediamo se sei stato attento fino a questo momento.
Abbiamo parlato di cinema (molto) e di tv (poco).
L’abbiamo fatto citando pellicole degli anni ’80 e altre molto più recenti.
Abbiamo fatto esempi e qualche digressione, ma il cuore del discorso può riassumersi in due sole frasi.
Le ricordi?
No.
Allora te le ripeto (e ci metto anche un bel po’ di spazio tra l’una e l’altra così risaltano meglio sulla pagina di blogspot):


“IL CINEMA AMERICANO DA SOLO NON È PIÙ CAPACE D’INFLUENZARE IL NOSTRO IMMAGINARIO”.


“LA TELEVISIONE E’ IN GRADO DI FARLO”.


Ci sei?
Bene.
Cerca di tenerle a mente, perché, in fondo, è su questi due punti che si gioca il discorso che stiamo facendo e che andremo a fare.
Della prima affermazione ho già parlato abbastanza nelle puntate precedenti.
Adesso siamo passati a spiegare la seconda.
C’ho passato un po’ di tempo a ragionarci su, a cercare di capire come fanno le serie televisive ad avere una presa così forte sul nostro immaginario, e credo di aver trovato delle risposte.
Alcune banali, altre un po’ meno.
Ma le ho trovate.
Però di questo parleremo più approfonditamente nelle prossime puntate.
Prima voglio farti qualche altro esempio per farti capire quanto le serie tv influenzino il nostro immaginario.
Il primo riguarda questo signore qui:


Te lo ricordi?
C’eravamo lasciati proprio accennando a lui, la puntata scorsa.
Non so tu, ma io ho sempre pensato che i medici freddi, brutali e scostanti non rendano un buon servizio alla loro categoria.
Di più, credo che aumentino la diffidenza: se sto male voglio qualcuno che capisca la mia condizione, che si immedesimi, non un tipo che mi esamina come se osservasse un vetrino o una cavia da esperimento.
Poi è arrivato House.
Che è proprio come quei medici di cui stavo parlando.
Freddo, distaccato, irritante. Piuttosto presuntuoso, anche.
Eppure visto lì sul piccolo schermo, alle prese con casi disperati in cui nessuno sembra capirci qualcosa, ci è apparso come il miglior medico del mondo.
Sì, è un bastardo saccente e sarcastico, ma è anche il miglior medico del mondo.
E, facendo gli scongiuri, se ci capitasse qualcosa vorremmo tanto che uscisse dalla scatoletta luminosa per venire qui a risolvere in quattro e quattr’otto i nostri problemi.

Questo vuol dire che la televisione c’è riuscita.
Eccome se c’è riuscita, a colpire la nostra immaginazione facendo impazzire milioni di persone nei quattro angoli della terra per un medico antipatico e scostante.
Ma ancora di più i geniacci che producono e scrivono le serie tv a stelle e strisce sono riusciti a fare con i tipi che vedete qui sotto:


Belli, eh?
Sono i protagonisti di Grey’s Anatomy, riuscitissimo mix di E.R. e Sex and the City.
Qui l’hanno fatta davvero grossa.
Ci hanno fatto maledire e stramaledire il giorno in cui abbiamo deciso (per chi ha deciso così, ovviamente…) di NON diventare medici.
Da quando ho iniziato a seguire questa serie non passa una puntata senza che rimpianga la scelta di non aver intrapreso la carriera medica.
Il motivo?
Semplicissimo.
E se avete visto anche una sola puntata potrete immaginare a cosa sto per riferirmi.
In quell’ospedale di Seattle trombano dalla mattina alla sera.
Tra un trapianto di cuore e un’operazione al cervello trombano.
Tra un’anestesia totale ed una parziale rombano.
E quando non lo fanno, parlano di trombare.
A saperlo prima che la vita del praticante era questa, col cavolo che mi iscrivevo a legge!

Tornando seri per un attimo, è evidente che la realtà non è quella di Grey’s Anatomy (o almeno credo…).
Non è questo che conta.
Ciò che conta è che il meccanismo narrativo messo in piedi dagli autori di questa serie ha fatto sì che, ancora una volta, la nostra immaginazione venga colpita.
Dopo questa serie inevitabilmente finiremo con l’associare gli ospedali oltre che all’angoscia, alla disperazione, alla paura, alla speranza, alla vita e alla morte anche al sesso.
E non è roba da poco.
Pensa per un attimo al cinema e prova a vedere se ti viene in mente un film che sia riuscito a mettere insieme due cose apparentemente tanto distanti come il sesso e la morte in maniere così efficace e credibile.
C’hai pensato?
A me non ne viene in mente nessuno.

E così torniamo al punto iniziale.
Alle due frasi.
Le ricordi?

“IL CINEMA AMERICANO DA SOLO NON È PIÙ CAPACE D’INFLUENZARE IL NOSTRO IMMAGINARIO”.

“LA TELEVISIONE E’ IN GRADO DI FARLO”.
E gli esempi potrebbero continuare.
Se dico “naufraghi”, a cosa pensi?
Sì, forse ricordi Tom Hanks che sfrega il fuoco e parla con un pallone, ma io credo che ti vengono in mente soprattutto loro, i naufraghi di Lost.


Ormai nell’immaginario collettivo l’ISOLA disabitata (mica tanto..) e dimenticata da Dio per eccellenza è quella di Lost.
La zattera è quella di Lost.
I naufraghi sono quelli di Lost (lo so, già l’ho detto ma lo ripeto così rafforzo l’idea).
La botola è quella di Lost. (Ok, lo ammetto la botola non è proprio l’immagine che associamo di solito ad un naufragio… Ma lo vedi? Anche questo lapsus ti da l’idea della forza immaginifica di queste serie. Colpiscono a tal punto la nostra immaginazione da farci ricollegare due cose così diverse tra loro una botola ad un’isola deserta).

Bene.
Credo che gli esempi possano bastare.
Adesso dobbiamo capire come lo fanno.
Come riescono a far presa sulla nostra immaginazione.
Come diavolo fanno?
Alcuni motivi sono evidenti: i protagonisti delle serie televisive entrano nelle nostre case senza che noi dobbiamo fare alcuno sforzo che non sia premere il tasto di accensione della tv.
Non solo: vengono a trovarci ogni settimana, aumentando così la nostra familiarità con loro, facendoci affezionare a loro.

Queste ragioni sono evidenti ed intuitive, ma ce ne sono altre meno evidenti, meno intuitive.
Una, tra tante, è quella determinante, almeno a mio modesto parere.
Quella in grado di fare tutta la differenza del mondo.
Ne parleremo la prossima volta.
Lo faremo prendendo l’argomento un po’ alla lontana, partendo dalla storia dell'incredibile ascesa di William Monahan.
Il nome non ti dice niente?
Non importa.
Per ora ti basti solo sapere che è uno bravo a copiare.
Molto bravo.
Così bravo che per aver copiato gli hanno dato anche un Oscar…

3 commenti:

Unknown ha detto...

veramente se penso ad un'isola deserta in tv penso a simona ventura che presenta kris & kris pappalardo e quegli altri 4 falliti sull'isola dei famosi!

probabilmente sono in controtendenza ma personalmente non seguo un telefilm che saranno 10 anni... happy days supercar o beverly hills per dirne uno più recente...

a cinema invece ci vadicchio e onestamente di miti in tv non ne ho proprio, al cinema invece qualcuno forse si.

per portare acqua al mio mulino potrei dire che sono orgoglioso di essere contrario alla massa (sempre che la massa sia effettivamente quella che indica lucas: influenzata più dalla tv che non dal cinema).
O forse non ho capito bene il senso del discorso? boh vabbè ho dato una rapida lettura...

Lucas ha detto...

Mi pare che il senso l'hai capito.
Diciamo che sicuramente non seguire nessuna di queste serie tv non aiuta ad apprezzare pienamente il discorso perché ti impedisce di fare un raffronto con il cinema.
Le serie che cito sono seguite da centinaia di milioni di spettatori in tutto il mondo, quindi sicuramente sei in controtendenza.

Attenzione però, perché Il fatto che le segua la massa non vuol dire che si tratti di prodotti sciatti e facili, al contrario.

Non so se effettivamente si possa parlare di influenza (ovviamente io cerco di affermare una tesi e cerco di evidenziare aspetti che possano rafforzarla...) però, a occhio e croce, mi pare che quantitativamente le serie tv stiano colpendo l'immaginario collettivo più del cinema e comunque in maniera autonoma, senza cioè dover ricorrere a quei serbatoi cui accennavo qualche puntata fa come fumetti, videogiochi e romanzi.

Anonimo ha detto...

sono daccrodo con te. esendo una matta fruitrice di dr. house e grey'anatomy posso assolutamente affeermare che ame l'immaginario l'hanno influenzato..eccome!
bacini