4.6.07
Questo è Cinema!
Storia ridotta all’osso divisa in due atti speculari nelle premesse ma differenti negli esiti: due gruppi di ragazze prese di mira in momenti diversi da un ex stuntman alla guida della sua vettura "a prova di morte".
Dialoghi tutti al femminile infarciti di sesso e parolacce.
Inseguimenti e scontri tra vetture così realistici da farti assaggiare il sapore della polvere.
Da farti annusare l’odore della benzina.
E poi piedi. Un’overdose di piedi femminili.
E tanti culi, neanche fossimo finiti in un film di Tinto Brass.
Colonna sonora perfetta.
Citazioni. Ed auto-citazioni.
Questo è Death Proof, il nuovo film di Quentin Tarantino.
Ma è anche molto altro: è un film di corpi che si muovono, sudano, ammiccano, ballano.
E vengono fatti a pezzi.
Ed in questo è forse il film più “fisico” tra quelli girati finora da Tarantino.
È un film fatto di dualismi.
Di luoghi chiusi (gli interni delle vetture e del bar dove si svolge la parte centrale del film) e di spazi aperti (strade e superstrade).
Di oscurità e luce.
È un film dove i protagonisti sono, almeno per una volta, gli stuntmen, che tanta fortuna hanno portato al cinema a stelle e strisce prima di essere quasi completamente rimpiazzati da pupazzi animati al computer (ed in questo è palese e dichiarata l’ammirazione di Tarantino per un cinema fatto da attori in carne ed ossa che sembra ormai in via d’estinzione…)
È un film divertito e divertente.
È un film che ripropone in maniera forse più cialtrona e bizzarra ma non meno palese uno dei temi chiave della filmografia tarantiniana: quello di una forza femminile capace di tenere testa con astuzia (Jackie Brown) o ferocia (Kill Bill) ad un universo maschile solo apparentemente dominante.
È un film, soprattutto, che rivendica la forza e l’autonomia del cinema quale spettacolo che non può essere surrogato né da forme di narrazione diluite (come i telefilm) né da visioni domestiche che per quanto tecnologicamente sviluppate (DVD, HD DVD e via dicendo…) non saranno mai in grado di sostituire la magia del grande schermo.
Pensate per un momento a quanto il gioco della pellicola sporca, dall’audio graffiato e del bianco e nero non voluto all’inizio della seconda parte perda in un’eventuale visione casalinga su uno schermo tv (anche se a 42 e passa pollici..).
Insomma Death Proof è CINEMA, nel senso più puro del termine.
Con buona pace del moribondo e permaloso cinema italiano.
E dei tanti criticuzzi italici che hanno liquidato questa pellicola come uno scherzo di un autore che non ha più nulla da dire.
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5 commenti:
che dire?
il tuo post mi piace molto e mi convince nei contenuti, anche se non posso fare a meno di chiedermi perchè questo film piace così tanto al popolo e, insieme, così poco ai nobili critici...
Io proverei ad aggiungere un'altra riflessione: se provassimo a fare un gioco, e cioè ad indovinare da quali registi sono girate alcune scene di film, sono sicura che l'unico che riusciremmo ad indovinare sarebbe quentin...e secondo me, in un cinema dove regna l'anonimato a tutti i livelli, tarantino è l'unico che si distingue in ogni singolo elemento di una scena (musica, fotografia, trama, regia..)
Critici italiani, ma guardatevi bene intorno prima di giudicare, altrimenti non riuscite a rendervi conto di quanto il cinema italiano sia piatto dinnanzi ad un tizio di nome quentin tarantino!!
A Chiara: è vero quello che dici ed è un altro aspetto che va evidenziato.
Tarantino possiede ormai una cifra stilistica che può anche non piacere, ma che è SUA, personale e difficilmente imitabile.
Ciò rende le sue pellicole molto diverse da tutte le altre in circolazione.
disguto...non mi avete invitato. brutti e sospetti.
Eri allo spettacolo di Beppe Grillo..
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