17.12.06
Escapology
Fuggire. Da una ventina di giorni a questa parte è diventato un pensiero fisso. Un rumore di sottofondo che proprio non vuole sapere di lasciarmi solo, pronto ad accompagnarmi in ogni gesto quotidiano, fosse anche il più semplice, il più elementare.
Fuggire. Ma perché? Una bocciatura professionale. Di quelle che temi ma speri sempre possano non arrivare mai. La prospettiva di riprovarci. Ma con poca convinzione.
La concorrenza è spietata.
La fortuna determinante. Anche troppo per i miei gusti.
E così quella che quattro anni fa si presentava come una sfida eccitante adesso sembra solo un'inutile marcia, un salto nel vuoto in cui è troppo ciò che hai da perdere rispetto a quanto potresti guadagnare.
Ma forse non è soltanto questo.
Non può essere semplicemente questo.
E' qualcosa che parte da lontano, da più indietro. Da scelte che credevi giuste e che ora non lo sembrano più. E' il desiderio di rompere la monotonia. Di rimettersi in gioco. Di ricominciare da capo. Con un nuovo cast. Una nuova ambientazione. Come nella prima puntata della nuova stagione di un serial tv al quale i produttori hanno deciso di cambiare completamente ritmo.
Fuggire. Per andare dove? Questo non lo so. Mi piacerebbe avere qui con me un piano definito in ogni suo dettaglio, come quello di Michael Scofield per evadere da Fox River, ma proprio non ce l'ho. E poi, ho sempre pensato che quando inizi a scappare puoi conoscere con esattezza ciò che stai fuggendo, non certo ciò che incontrerai...
Inoltre fuggire richiede tempo. E soldi. E freddezza. Ci vuole molta freddezza. Devi essere davvero bravo, a non commettere passi falsi, a non voltarti indietro neanche per un secondo. E serve tanta determinazione. Di quest'ultima credo di averne, ancora un po'...
Ma tutto il resto?
Ho i miei dubbi...
Ma li tengo per me. Non si può più tornare indietro.
La fuga è cominciata.
E questo blog ne è il racconto.
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