30.12.06

Natale di testa, Natale di cuore.


Era stanco. Gli anni passavano, come per tutti, anche per lui e tutti quei natali trascorsi a consegnare doni in giro per il mondo cominciavano a farsi sentire. E poi, erano successe delle cose, accadimenti che lo avevano segnato. Come la chiusura della fabbrica di giocattoli, che tante soddisfazioni gli aveva dato in passato. Vedere tutti quei ragazzini gridare, strabuzzare gli occhi, dimenarsi davanti a schermi sempre più grandi e piatti, ciascuno con il proprio joypad in pugno, era uno spettacolo che proprio non riusciva a mandare giù. Poi c’era la questione della consegna dei doni: ormai erano ben poche le case dotate di camino e, soprattutto, era diventato sempre più difficile entrare negli appartamenti senza che qualche sistema di allarme emanasse ultrasuoni che contribuivano a renderlo ogni volta più sordo. Oppure senza che qualche svitato provasse ad eliminarlo fisicamente, scambiando lui, Santa Claus, per un topo d’appartamento.
Ma forse ciò che lo aveva deluso maggiormente negli ultimi anni era stato il comportamento di quello che un tempo era uno dei suoi più fidati e infaticabili assistenti: Giuseppe, detto “Don Peppe”. Negli ultimi tempi era diventato sempre più simile a lui, anche se in versione deforme. Portava la barba bianca, proprio come lui, i capelli incolti e bianchi, proprio come lui, un paio di occhiali stretti e spessi, proprio come i suoi. Ma era alto un terzo di Santa Claus. Quando erano in piedi, l’uno affianco all’altro, Don Peppe a malapena raggiungeva la cintura del suo datore di lavoro. Era sempre pronto a mettersi in mostra, Don Peppe. Ogni occasione era buona per farsi notare accanto a Santa Claus. Nelle foto, sulle riviste, persino nella pubblicità di una nota bibita aveva ottenuto un piccolo cammeo di pochi secondi, come conducente di un gigantesco camion tutto dipinto di rosso. Come faceva a condurre quel camion poi, data la sua statura, era davvero un mistero… Trafficava alle sue spalle, ne era sicuro, pronto a prenderne il posto alla sua morte. - Dio solo sa cosa sarebbe diventata la festa del Natale nelle mani di quel grottesco figuro! - pensava Santa Claus, ogni volta che gli acciacchi legati all’età lo colpivano con violenza costringendolo a pensare a quel funesto giorno in cui avrebbe cessato la sua attività. Per fortuna c’è Luigi, detto “Don Gigi” – provava allora a rassicurarsi. Don Gigi era il suo assistente più anziano. Il suo braccio destro, nonché vero amico. Sempre pronto a cercare i regali più introvabili e ad informarlo delle trame di Don Peppe, che spesso, con fare da navigato sindacalista, arringava tutti gli gnomi alle dipendenze della Natale S.P.A. per aizzarli nei suoi confronti, al solo scopo, neanche tanto celato, di veder accrescere la propria popolarità guadagnando titoli sui giornali e l’attenzione degli sponsor. Aveva un solo difetto, Don Gigi: le auto. Impazziva per le automobili, la velocità e tutto ciò che ruota intorno al mondo dei motori. E così, come ogni anno, con l’avvicinarsi del Natale, era costretto ad affrontare con il fido Don Gigi la solita discussione – Non se ne parla! – Esclamò Santa Claus.
- Ma Clo, ne avremmo tutti dei benefici! Le consegne sarebbero più veloci. Ci stancheremmo tutti di meno, TE compreso. – Insisteva Don Gigi.
- No. Sai che le renne sono importantissime. Sono un simbolo del Natale. Non possono essere sostituite da una volgare automobile, seppur volante. - Ribadì Santa Claus.
- Volgare? – Scattò in piedi Don Gigi, evidentemente ferito per l’aggettivo col quale era stata apostrofata l’auto in questione. – Ma è una De Lorean volante! Non un auto volante qualunque! E’ una poesia! Come fai a definirla volgare? – L’aveva presa sul personale, ma capì che insistere su questo punto non lo avrebbe aiutato più di tanto. Così provò un’altra strada. – E l’inquinamento? Ne vogliamo parlare? – Santa Claus rimase in silenzio e divenne dubbioso. Bene. Forse aveva toccato il tasto giusto… - Il modello che ho opzionato si alimenta con i rifiuti, e non inquina per niente, vuoi mettere con i quintali di merda che quelle renne spargono per le città di tutto il mondo? – Aveva fatto centro. Poteva vederlo negli occhi socchiusi e pensierosi del vecchio. Forse era davvero riuscito a convincerlo.
- … Ok. - Disse Santa Claus. - Fai preparare un bel preventivo. Così poi lo leg…
- Già fatto. – Lo interruppe Don Gigi.
- … Non mi piacciono le iniziative personali, lo sai. Già c’è Don Peppe, che ne prende anche troppe… Non è il caso che ti metta anche tu a fare questi capricci. - Disse Santa Claus, con voce ferma. - Comunque ne riparliamo l’anno prossimo. - Volle dare al suo fidato aiutante una speranza: in fondo l’idea, per quanto gli mettesse molta tristezza, non era priva di risvolti positivi.
- L’anno prossimo? Ogni anno mi dici questo. Ogni anno la stessa risposta. - Replicò piccato Don Gigi.
- Prometto che l’anno prossimo ordineremo un bel po’ di queste macchine. Anzi, faremo un test in qualche piccola città, per vedere la reazione del pubblico. Che ne dici?
- Può essere una buona idea… - Rispose Don Gigi, con gli occhi bassi a fissare gli stivali di Santa Claus. Non credeva molto alla promessa, ma pensò che fosse inutile continuare a discuterne. - Sì, mi pare proprio una buona idea. - Alzò la testa e sorrise al vecchio.
(1-continua)

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