13.3.07
Tartarughe nel loro Guscio.
L’altra notte ho fatto un sogno.
Un sogno strano.
In verità più un incubo che un sogno.
Alla David Lynch, per intenderci.
Ero lì, che parlavo, spiegavo, illustravo la mia situazione, il concorso andato male, la voglia di studiare dileguatasi e non più tornata, il desiderio di rimettersi in gioco, di ripartire, cercando uno studio legale, dove mettere a frutto quanto imparato, dove far allenare la testa, ma anche far correre le gambe.
E io parlavo, parlavo e ancora parlavo.
E ammettevo gli sbagli.
Anche quelli non miei.
E puntavo il dito contro la (mala)sorte.
Contro l’ingegnere Castelli.
Contro il Cavaliere.
Contro Mastella e le sue sciarpe fucsia.
Contro i raccomandati.
Contro quelli che ce la fanno sempre e non sbagliano mai.
Contro l’Italia intera, isole comprese.
E parlavo parlavo parlavo.
E ancora parlavo.
E dall’altro lato, ad ascoltarmi, c’erano tante tartarughe.
No, a dirla tutta, non erano proprio tartarughe.
Erano essere umani, ma in un corpo di tartaruga.
O tartarughe in un corpo umano.
Tartarughe antropomorfe, tipo Ninja Turtles.
Che a stento mi ascoltavano.
E quando lo facevano, restavano ferme, immobili, chiuse nel loro guscio.
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