7.4.07

Lo Schermo Sbagliato (2).


“IL CINEMA AMERICANO NON È PIÙ CAPACE D’INFLUENZARE IL NOSTRO IMMAGINARIO”.
Ci eravamo salutati con questa frase, ricordi?
Bene.
Ora è il momento di precisarne il senso.
Per farlo, però, dobbiamo fare un piccolo passo indietro.
E non solo nel senso che andiamo a vedere cosa c’è dietro questa frase.
No, andiamo proprio indietro.
Indietro nel tempo.
È il 1982, ho circa quattro anni ed i miei mi portano al cinema.
Il film che mi portano a vedere è E.T. di Steven Spielberg.
Credo che l’abbiamo visto tutti, prima o poi.
Anche tu, no?
Mentre lo guardo, avverto qualcosa, qualcosa di forte.
Una sensazione mai provata prima.
È magia.
È la magia del cinema: la sala buia, la luce proveniente dalle immagini sullo schermo, la sensazione di vivere un’esperienza più grande di quella che puoi vivere nella vita di tutti i giorni.
Le parole non riescono a descriverla bene, perché il cinema è fatto, prima ancora che di parole, di volti, di sguardi, di emozioni, di immagini.
Ecco, è un’immagine che ci serve per capire meglio ciò che intendo dire.
Dobbiamo trovare un’immagine.
Non occorre pensarci molto.
L’immagine è forte, ed è ben presente nella mia testa.
Non so tu, ma io, se devo scegliere un’immagine che rappresenti il cinema, l’essenza del cinema, non ho alcun dubbio.
Scelgo questa:





La luna alta nel cielo ad illuminare la notte, una bicicletta che le passa davanti, in volo, sospesa nell’aria.
Ecco, quando penso al cinema, penso ad immagini come queste.
Sei lì davanti allo schermo ed improvvisamente diventi piccolo piccolo.
Sei solo un puntino di fronte all’immensità di quello che accade sul Grande Schermo.
Che è tale perché, appunto, è Grande.
È più grande di te.
E tu ne sei travolto, perché lì, sullo schermo cinematografico, succede qualcosa di grandioso, qualcosa di enorme, qualcosa, come dicono gli americani, di più grande della vita (“bigger than life”).

Questa è l’essenza del cinema.

Il resto può esserci o meno, ma se il cinema perde la capacità di faci sognare, di trasportarci in qualcosa di più grande delle nostre esistenze quotidiane, può anche portarci buoni film, ma ha comunque smarrito la sua essenza.

Ha perso la magia.

“IL CINEMA AMERICANO NON È PIÙ CAPACE D’INFLUENZARE IL NOSTRO IMMAGINARIO”.
Dobbiamo arrivare a capire cosa c’è dietro questa frase.
Un primo passo lo abbiamo fatto.
Ti ho mostrato cosa intendo quando parlo di capacità del cinema di influenzare il nostro immaginario.
Come? Non ti è ancora chiaro?
…ok. Ora faccio qualche altro esempio, così ci intendiamo meglio.
Ci spostiamo solo di qualche anno in avanti.
Torniamo al cinema ed andiamo a vedere questo film:


L’hai visto, no?
Impossibile che tu non lo abbia visto e se non l’hai ancora fatto, beh, è ora che tu corra ad affittarlo in DVD!
Sei ancora lì? Cosa aspetti? Vai, forza!
Magari vacci scorrazzando su uno skate, proprio come il mitico Marty Mc Fly!
Ecco: Marty Mc Fly che, in piedi sul suo skate, si aggrappa da un auto all’altra per tentare (inutilmente!) di arrivare a scuola in ritardo.
Un’altra bella immagine, magari non forte come quella di E.T., che ci spiega come il cinema americano di quegli anni fosse in grado di influenzare il nostro immaginario.
Chi di noi, dopo aver visto Ritorno al Futuro, non moriva dalla voglia di comprarsi uno skate e provare a fare quello che faceva Mc Fly?
Sì, perché influenzare il nostro immaginario, significa anche questo.
Farci sognare.
Nel senso più vero del termine.
Tutti, dopo aver visto quel film, volevamo passare a bordo di uno skate da un auto in corsa all’altra.
Tutti, dopo aver visto Ritorno al Futuro, sognavamo di poter un giorno salire a bordo di una De Lorean volante e viaggiare nel tempo per rimediare ad errori passati e futuri.
Quello, sì, era cinema capace di influenzare il nostro immaginario.
Ed anche questo, lo era:


Dopo l’uscita nelle sale de I Predatori dell’Arca Perduta e di Indiana Jones e il Tempio Maledetto, a chi mi chiedeva cosa avrei voluto fare da grande, rispondevo, con fare stra-sicuro: l’archeologo.
Non avevo dubbi.
Volevo diventare archeologo.
Tutti volevano diventare archeologi.
E perché, tutt’a un tratto un mestiere così faticoso, pieno di sacrifici, fatto di libri ammuffiti, di ricerche faticose, di sudore e di polvere era diventato il sogno mio e di tanti miei coetanei?
Perché, per noi, l’archeologo era come il buon vecchio Indy.
Donne, tesori, fascino a volontà, viaggi in giro per il mondo, emozioni, pericoli di ogni genere.
Per noi la parola archeologo era diventata sinonimo di avventuriero e poco importava che la realtà fosse completamente diversa.
Perché il cinema, ancora una volta, aveva dimostrato di saper fare bene (alla grande direi…) il proprio lavoro.
Aveva colpito la nostra immaginazione.

Ora, facciamo un salto in avanti e torniamo ai giorni nostri.
Se cerco un’immagine come quella di E.T. o di Ritorno al Futuro o di Indiana Jones, per quanti sforzi faccia, proprio non riesco a trovarla.
E sai perché?
Perché è questo che manca al cinema americano degli ultimi quindici anni (e forse anche qualcosa in più…): la capacità di colpire la nostra immaginazione.
Di colpirla ed, in qualche modo, influenzarla.
“IL CINEMA AMERICANO NON È PIÙ CAPACE D’INFLUENZARE IL NOSTRO IMMAGINARIO”.

E così siamo tornati al punto di partenza e ti ho spiegato, spero in maniera chiara, cosa intendo con questa frase.
Come?
Dici che non è così? Non è vero che il cinema non colpisce più la nostra immaginazione?
Cosa?
Spider-Man.
Harry Potter.
Il Signore degli Anelli.

… … …
Sì, forse hai ragione, questi film possono essere per le nuove generazioni ciò che i film che ho citato in precedenza sono stati per la mia.
Però c’è una differenza notevole tra i film che hai citato tu e quelli che ho citato io.
Provo a mettertela giù così.
“IL CINEMA AMERICANO DA SOLO NON È PIÙ CAPACE D’INFLUENZARE IL NOSTRO IMMAGINARIO”.
Hai notato?
Ho aggiunto qualcosa alla frase.
Sembra che non cambi molto, ma invece cambia tutto.
E la prossima volta ti spiegherò perché.
E ti spiegherò anche perché gli esempi che hai fatto sono sbagliati.
Prima di salutarti, ti lascio con un indizio, per farti capire da cosa partiremo la prossima volta.
È una parola strana, inusuale quando si parla di cinema.
Ma io la trovo perfetta per quello che ci serve.
Ci aiuterà a capire meglio ciò di cui andremo a parlare.
Sì, perché la prossima volta parleremo di “AUTOCTONIA”.

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